venerdì 9 settembre 2011

E=mc2: "Tutto merito di Olinto De Pretto" . Senza dimenticare che una situazione analoga avvenne con il genio Nikola Tesla,

ne abbiamo già parlato ma ..
http://tsmagazine-archiveonline.blogspot.com/2010/09/albert-einstein-plagio-e-frode.html

La celebre equazione sarebbe già stata anticipata ben nel 1903 da Olinto De Pretto



Olinto De Pretto (Schio, 1857 – Schio, 1921) è stato un imprenditore e fisico italiano.

Laureato in agraria, fu assistente alla Scuola di agricoltura di Milano e amministratore della società "Ing. Silvio De Pretto & C" fondata dal fratello e divenuta nel 1920 la "De Pretto-Escher Wyss". Nel tempo libero si dedicava allo studio della fisica e della geologia. Coltivava l'ideale irredentistico a favore delle terre venete, all'epoca sotto il dominio asburgico.

Il 23 novembre del 1903 Olinto De Pretto presentò, al Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, un saggio dal titolo "Ipotesi dell'etere nella vita dell'universo" in cui tentava, con diverse argomentazioni, di dare una spiegazione teorica alla natura dell’etere e alla forza gravitazionale sostenendo che: "la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall'intera massa del corpo, che si muovesse tutta unita e in blocco nello spazio, colla medesima velocità delle singole particelle". Egli si riferiva alla velocità delle particelle di etere, supposta pari a quella della luce. L’anno successivo, il 27 febbraio 1904, il saggio venne ufficialmente pubblicato con la prefazione del Senatore astronomo, G.Schiapparelli. Copia originale del testo "Ipotesi dell'Etere nella Vita dell'Universo" è conservata presso la Biblioteca Civica di Schio.

Ciò che sorprende il lettore è che, alla pagina 30 del suo libro, Olinto De Pretto aveva enunciato ed argomentato la relazione tra massa ed energia usando, per la prima volta, la formula "mv²" dove, la lettera “v”, rappresentava la velocità della luce. Le sue parole sono le seguenti:

"Ma tale deduzione ci conduce a delle conseguenze inattese ed incredibili. Un chilogrammo di materia, lanciato con la velocità della luce, rappresenterebbe una somma tale di energia da non poterla né anche concepire. La formula mv² ci dà la forza viva e la formula mv² / 8338 ci dà, espressa in calorie, tale energia. Dato dunque m = 1 e V uguale a trecento mila chilometri per secondo, cioè 300 milioni di metri, che sarebbe la velocità della luce, ammessa anche per l’etere, ciascuno potrà vedere che si ottiene una quantità di calorie rappresentata da 10794 seguito da 9 zeri e cioè oltre dieci milioni di milioni".

Albert Einstein espose le sua teoria, sull’equivalenza tra massa ed energia, due anni dopo nell’anno 1905 enunciando la relazione E=mc² dove la lettera “c” (definita Costante Universale) indicava, anch’essa, la velocità della luce.
Tratto dal Corriere della sera
L'equazione della relatività di Einstein non sarebbe, in realtà, di Einstein, bensì di un matematico autodidatta italiano, Olinto De Pretto. La sconcertante rivelazione arriva dal serissimo giornale inglese “Guardian” che già otto anni fa aveva raccontato la genesi della celebre formula della relatività (il tempo e il movimento sono relativi alla posizione dell’osservatore, se la velocità della luce è costante), altrimenti conosciuta come E=mc2 (l’energia è uguale al prodotto della massa per il quadrato della velocità della luce) e che nell'edizione di martedì scorso ha riproposto la controversa questione circa la primogenitura dell’equazione forse più famosa al mondo.
Stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 l'italiano De Pretto, un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista scientifica Atte un articolo dal titolo “Ipotesi dell’etere nella vita dell’Universo”, in cui sosteneva che “la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muovesse alla medesima velocità delle singole particelle”. Insomma, la celebre E=mc2 spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise la formula in relazione con il concetto di relatività, ma con la vita dell’universo.
Secondo la ricostruzione fatta dal professor Umberto Bartocci, docente di Storia della matematica all’Università di Perugia, questo difetto nell’impostazione di De Pretto sarebbe stato il motivo per cui inizialmente il significato dell’equazione non venne capito. Solo successivamente, nel 1905, lo studioso svizzero M. Besso avrebbe avvisato Einstein del lavoro svolto due anni prima da De Pretto e delle conclusioni alle quali era arrivato, che il geniale fisico e matematico avrebbe poi fatto sue, senza tuttavia attribuire alcun merito all’italiano.

Questa, ovviamente, è la tesi di Bartocci, alla quale il professore ha dedicato pure un libro, pubblicato nel 1999 da Andromeda: Einstein e Olindo De Pretto – La vera storia della formula più famosa del mondo, dove viene appunto spiegata la teoria della “contaminazione einsteiniana” ad opera di De Pretto, morto nel 1921. «De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo ad usare l’equazione e questo è molto significativo. Sono anche convinto che Einstein usò le ricerche di De Pretto, sebbene questo sia impossibile da dimostrare». Nel corso degli anni ci sono poi state altre polemiche circa i contributi scientifici che avrebbero permesso ad Einstein di scoprire e rendere pubblica la rivoluzionaria formula nel 1905 e fra questi, particolarmente importanti si dice siano state le ricerche del tedesco D.Hilbert.
Sembra, però, impossibile porre fine alla controversia e nemmeno Edmund Robertson, professore di matematica dell’Università di St.Andrew, è riuscito nell’intento: «Una grande parte della matematica moderna è stata creata da gente a cui nessuno ha mai dato credito, come ad esempio gli Arabi – ha raccontato Robertson al Guardian - Einstein può avere preso l’idea da qualcuno, ma le idee stesse arrivano da ogni parte. De Pretto merita sicuramente credito per gli studi che ha svolto e il contributo che ha dato, se queste cose si possono provare. Ma ciò non toglie, comunque, che la genialità di Einstein resti indiscutibile». Il dubbio persiste, le polemiche pure, la sola certezza è proprio quell’equazione E=mc2, di cui tutti, almeno una volta, hanno sentito parlare.

http://www.uildmpozzuoli.org/home/art1/0/10132/10133/E-mc2---Tutto-merito-dell-italiano-Olinto-De-Pretto-.html

1 commento:

Olinto De Pretto fisico ha detto...

Buongiorno invito a visitare il seguente blog: https://olintodepretto.blogspot.it/