
Canada - Foche, al via la mattanza per prodotti senza mercato - Riparte la mattanza nel Golfo di San Lorenzo
Come ogni anno, ieri i cacciatori di foche canadesi hanno preso il mare nel primo giorno della stagione per uccidere parte dei 280mila esemplari che, secondo le autorità governative, rappresentano una perdita sostenibile per la popolazione di questi mammiferi in Canada. Ma mentre gli attivisti continuano a monitorare una pratica che viene sempre più criticata in tutto il mondo perché disumana, la caccia alla foca sembra perdere sempre più senso anche dal punto di vista economico. «I mercati per questi prodotti stanno sparendo spiega Sheryl Fink dell’Ifaw e il prezzo delle pelli è drasticamente diminuito». «Nel 2006 continua il loro valore era di 102 dollari, nel 2007 si era scesi a 50, lo scorso anno si era arrivati a 30. Quest’anno, anche se non si tratta di cifre ufficiali, pare che si sia arrivati a 2025 dollari. Se così fosse, per un cacciatore non varrebbe la pena economicamente prendere il mare». Questi sono in parte i primi effetti delle posizioni che sempre più nazioni stanno prendendo nei confronti della caccia alla foche, in testa a tutti l’Unione Europea, che ha deciso di appoggiare un documento che mette al bando i prodotti di foca entro i confini degli stati membri. Già questo potrebbe bastare a far venire dei dubbi sulla necessità di portare avanti una pratica osteggiata da molti canadesi oltre che da associazioni ambientaliste di tutto il mondo. Ma c’è di più: sarebbero migliaia le pelli ancora nei magazzini di molte compagnie che, a causa del contrarsi dei mercati, rimangono invendute. È in questo quadro che ieri i cacciatori hanno preso per la prima volta il mare per andare a uccidere parte di quei 280mila che rappresentano la quota stabilita per il 2009 dal ministero della Pesca. Cinquemila esemplari in più rispetto all’anno precedente. «Non c’è assolutamente alcuna ragione per l’aumento della quota», ha commentato Sheryl Fink, ricordando che, al di là della ragione economica, contro un’incremento degli animali cacciati è anche buona parte dei cittadini di Ottawa e molti membri della comunità scientifica. La pensa così anche Rebecca Aldworth della Humane Society International of Canada, che spiega al Corriere Canadese come la caccia sia sconveniente da un punto di vista economico anche per i soldi che ogni anno Ottawa spende a causa della mattanza . «Oggi il governo canadese paga per prestiti all’industria, per il marketing dei prodotti di foca, per mandare in Europa delegazioni che difendano la caccia. Ma paga anche perché i rompighiaccio della guardia costiera liberino la strada ai pescatori e ovviamente per le operazioni di soccorso delle barche che rimangono imprigionate nel ghiaccio spiega Tutto questo costa alcuni milioni di dollari ogni anno ai contribuenti canadesi, più di quanto, dal mio punto di vista, la caccia faccia guadagnare». La caccia alle foche rappresenta infatti una piccola entrata non solo per il Canada in generale 5.6 milioni di dollari, stando a quanto reso noto dal ministro per la pesca Gail Shea, per i quali, secondo la Aldworth, Ottawa non si rivolgerà come più volte minacciato al Wto nel caso entri in vigore il bando proposto dall’Ue, cosa che potrebbe mettere a repentaglio altre e ben più importanti relazioni commerciali con l’Europa ma anche per molti cacciatori. Viene da chiedersi allora perché la caccia alle foche vada avanti in Canada, quando anche la Russia pensa di mettere fine a questa pratica. «In Canada è la sua risposta siamo sempre in campagna elettorale e l’attuale governo di minoranza continua ad andare a caccia di voti. E sfortunatamente, nella costa orientale del nostro Paese, questo è un argomento che sposta voti». Fonte: Corriere Canadese
fonte : university
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