venerdì 26 aprile 2013

Ministero Ambiente : No definitivo al gassificatore di Zaule a Trieste

Stop ai rigassificatori di Trieste. Clini: non ci sono le condizioni

di  M.dè Francesco 26 aprile 2013


TRIESTE. Dopo lo stop di aprile del ministero dell'Ambiente al terminal on shore di Zaule, sulla terraferma triestina, il ministero all 'Ambiente  ha chiuso la porta al progetto del gassificatore di metano liquido proposto dalla compagnia energetica spagnola Endesa (rilevata, per la parte italiana, dalla tedesca E.On) nel golfo di Trieste e in mare aperto, a 19 chilometri a ovest del capoluogo friulano, lì dove l'acqua è profonda 24 metri.
Si fermano, nell'Adriatico nord-orientale, due tra i progetti più ambiziosi relativi al ciclo di trasporto del gas naturale. D'altra parte, entrambi i piani hanno trovato la ferma opposizione di parte delle istituzioni e degli ambientalisti ( Greenaction transnational commento tsm); contro quello terrestre (presentato dalla società spagnola Gas Natural Fenosa: nel vallone di Zaule, nel Punto Franco Olii minerali  (precisazione TSM )area ex Esso di Trieste: un terminal con una capacità di 300 mila metri cubi di metano liquefatto) si era mosso il governo sloveno, che mesi fa aveva minacciato di ricorrere alla Corte di giustizia europea.
Da ricordare l'audizione presso la Commissione Europea da parte di Greenaction e il Movimento Trieste Libera ( precisazione TSM ). Anche per questo, il Ministro aveva sospeso la valutazione di impatto ambientale.
Quanto invece al piano per l'impianto offshore, un decreto ministeriale precisa le motivazioni per le quali la Via non può essere concessa: il "quadro informativo" è carente; e mancano al proponente le autorizzazioni (del Viminale) previste dell'art.19 del D. Lgs. 334/1999 (c.d. "Seveso bis"), espresse sulla base di potenziali pericolosità dell'impianto; occorre un'ordinanza del ministero dei Trasporti relativa alla sicurezza della navigazione; va definita, infine, una Zona di Sicurezza «correlata al rischio di incidente» all'interno del la struttura «ma i cui effetti si possono ripercuotere all'esterno».
A proposito del l'area di sicurezza, secondo il decreto «comporta una nuova definizione dello schema di separazione del canale di traffico» e un «restringimento di tutte le navi in uscita dal golfo di Trieste»; inoltre, si chiarisce che «la Zona di Sicurezza non potrà assolutamente estendersi all'interno dei mari territoriali della Repubblica di Slovenia e di quella di Croazia», in quanto nell'area saranno vietati sia la pesca che l'ancoraggio e lo stazionamento delle navi in attesa. D'altra parte, per il ministero è chiaro che un piano del genere deve essere visto in un ambito più vasto, assieme a progetti simili in corso in Slovenia e in Croazia; pertanto il Ministro Italiano all' Ambiente ha scritto una lettera al ministro sloveno dell'Ambiente e dell'Agricoltura, per ricordare che bisogna «considerare le problematiche ambientali dell'Alto Adriatico in un contesto unitario e allargato, che tenga conto anche della necessità di approvvigionamento e di diversificazione energetica dei Paesi rivieraschi».
Comunque sia, secondo  il Ministro Italiano all' Ambiente «allo stato degli atti non è rilasciabile la Valutazione di impatto ambientale in quanto non sono disponibili i dati relativi all'estensione della zona di sicurezza attorno al gassificatore, come le cosiddetta “Zona di sicurezza”, la separation zone e il corridoio di sicurezza, anche in relazione con le direttive dell'Imo, l'International maritime organization». A questo proposito, Clini fa l'esempio di un impianto analogo, quello realizzato negli anni scorsi in Italia, al largo del delta del Po di fronte a Porto Levante (Ro), per il quale la Capitaneria di porto di Chioggia ha stabilito sulla base delle direttive Imo prescrizioni di sicurezza che - se applicate al progetto offshore di Trieste - «avrebbero impatti significativi sul traffico portuale di Trieste e sulle acque territoriali dei Paesi vicini».
D'altra parte, si tratta di un progetto di vaste proporzioni: il metano liquido, una volta scaricato dalle navi, dovrebbe essere stoccato in due serbatoi (grandi contenitori isolati termicamente) della capacità netta di 160 mila metri cubi ciascuno, equivalenti, nel complesso a 192 miliardi di litri di gas. Il gas dovrebbe essere convogliato alla rete nazionale dei gasdotti attraverso un metanodotto di collegamento con la rete nazionale costituito da una condotta sottomarina della lunghezza di circa 12 km, dal Terminale di Trieste alla costa e da una condotta a terra della lunghezza di circa 19 chilometri fino a Cervignano.


fonte : IlSole 24Ore.it


( fin dall' inizio, al friuli i benefici, mentre a Trieste tutti i rischi. Ebbene è proprio così perchè le agevolazioni applicate in questi casi sono fruibili solo dalle zone di “allaccio” alla rete, non in quelle di “sbarco”. TSM

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