sabato 31 marzo 2012

Le lampadine cosiddette a "asso consumo" sono altamente PERICOLOSE

Esistono alcune problematiche relative alle lampadine a basso consumo da non sottovalutare.
Queste lampadine emettono radiazioni elettromagnetiche (come tutti i classici tubi al neon) che possono raggiungere una distanza di circa un metro. Pertanto non sono consigliate per illuminare scrivanie, comodini delle camere da letto, e tutte le zone dove la lampade restano nelle immediate vicinanze di persone.
Le lampadine contengono al loro interno mercurio, in una quantità da circa 3 a 5 grammi. Considerato che il mercurio è stato riconosciuto tossico bisogna prestare la massima attenzione a non romperle ed a smaltirle come rifiuto tossico nocivo.
Altresì emettono radiazioni UV-B, e tracce di radiazioni UV-C che sono dannose per la pelle e gli occhi. Alcune lampade sono munite di un guscio protettivo che trattiene all’interno tali radiazioni, ma molti tipi sono sprovvisti di pale guscio.
L’Europa ha approvato una proposta di regolamento per eliminare dal commercio le lampadine tradizionali ad incandescenza entro la fine del 2012 . Ci sarà una rottamazione ed incentivi per il cambio delle lampadine?
Mi viene spontanea una considerazione. L’Europa ha messo al bando i termometri a mercurio perche in caso di rottura esano estremamente pericolosi. L’Europa incentiva l’uso delle lampadine a basso consumo. Non è forse un controsenso?

http://blog.libero.it/roby0153/7329979.html

TSMAGAZINE : per capire di cosa parliamo ecco le varie categorie di lampadine :
a incandescenza :

Schema lampadine ad incandescenza
1 ) Bulbo di vetro
2 ) Gas INERTE
3 ) Filamento di tungsteno
4) Filo di andata
5 ) Filo di ritorno
6 ) Supporto del filamento
7 ) Supporto della lampada
8 ) Contatto con la base
9 ) Base a vite
10 ) Isolante
11 ) Contatto sulla base
Come mostra la struttura, la lampadina a incandescenza è formata esternalmente da un bulbo di vetro e dalla base a vita; internamente invece è formata principalmente dal filamento di tungsteno.

LAMPADE A BASSO CONSUMO :


Le lampadine a scarica si dividono in 3 tipi
1) Fluorescenti
2) Alogenuri metallici
3) Vapori di sodio
Le più diffuse sono le fluorescenti (con le loro ultime versioni compatte) che consentono un rendimento, un risparmio ed una durata maggiore di entrambi i tipi di lampadine ad incandescenza. Le lampadine ad alogenuri sono hanno un rendimento elevatissimo, ma sono scomode in quanto richiedono tempo per l’ accensione e lo spegnimento; inoltre il loro costo è anch’esso elevato. Le lampadine a vapori di sodio hanno invece il loro punto di forza nella durata (superiore a qualsiasi altro tipo).


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Se ne parla da quando, nel 2009, cominciarono a sparire dal mercato le vecchie lampadine a incandescenza da 100 watt. Pian piano sono scomparse anche le altre, sostituite dalle lampade a risparmio energetico. Su cui però si sono sempre avute perplessità: contengono infatti piccole quantità di mercurio e a molti è sembrato paradossale togliere dal mercato le vecchie lampadine e mettere al bando i termometri al mercurio, rendendo invece di fatto obbligatorio l'uso di prodotti che pure loro potrebbero essere tossici. Oggi i dubbi vengono riaccesi dai risultati di un'indagine statunitense, liberamente accessibile sul sito della rivista Environmental Engeneering Science .
INDAGINE –Yadong Li e Li Jin, della Jackson State University, hanno infatti dimostrato che i vapori di mercurio emessi da una lampada rotta possono raggiungere livelli pericolosi. I due ricercatori hanno analizzato prodotti di otto diverse marche e lampadine di quattro differenti potenze (da 7 a 42 Watt), misurando i contenuti in mercurio e soprattutto quanto e come si liberavano i vapori una volta rotte le lampadine. I risultati indicano che il mercurio liquido che esce dal bulbo non deve preoccupare, perché resta ben al di sotto dei livelli considerati rischiosi per la salute umana. Più critica la quantità di vapori di mercurio rilasciati nell'aria: col tempo la lampadina rotta ne libera in dosi consistenti, in meno di mezz'ora alcune tipologie di lampadine possono emettere vapori in quantità pericolose. «Il rischio è maggiore se si rompono lampadine che non sono state usate – precisano gli autori –. I vapori di mercurio possono essere inalati, perciò questi prodotti andrebbero considerati rifiuti tossici e come tali smaltiti».

PRECAUZIONI – I dati raccolti negli Stati Uniti consigliano cautela nel maneggiare le lampadine a basso consumo: «Dovrebbero essere vendute in confezioni sicure, che ne scongiurino la rottura soprattutto al momento dell'apertura – osserva Li –. Se una lampadina si rompe bisognerebbe poi seguire qualche piccola precauzione: meglio allontanare i bambini dalla stanza e chiudere l'aria condizionata, in caso sia accesa. Subito dopo, è opportuno ventilare abbondantemente la stanza tenendo le finestre aperte per almeno un quarto d'ora; per pulire non si deve usare l'aspirapolvere, ma raccogliere dalla superficie tutti i frammenti di vetro e le particelle aiutandosi con un po' di cartone rigido e indossando i guanti di gomma. Durante la pulizia, attenzione a non inalare la polvere che eventualmente si sollevi». Poi, bisogna passare un panno umido e semmai usare un po' di nastro adesivo per portar via polveri e particelle minuscole eventualmente rimaste; quindi il tutto si deve buttare in un sacchetto di plastica resistente da chiudere con cura. Il sacco, teoricamente, andrebbe quindi smaltito come rifiuto speciale. Anche l'Health Protection Agency inglese raccomanda di seguire queste precauzioni in caso di rottura di una lampadina fluorescente, ma viene da chiedersi: chi lo fa per davvero?

corriere.it

Quello delle lampade a basso consumo è un business ad alto rischi

Dal 1 settembre dello scorso anno sono sparite dagli scaffali dei negozi di elettricità (o dovrebbero essere sparite) le lampadine con potenza maggiore o uguale a 100 watt, quest’anno scompariranno quelle da 75 e così via sino al 2012 quando le lampadine ad incandescenza non saranno più commercializzate in Europa. Questo è il risultato della direttiva europea dello 8 dicembre 2008 assunta nel quadro del Piano clima-energia: quello famoso nel quale gli europei si auto imponevano il famoso piano "20:20:20" sull’energia castrando la propria industria a vantaggio dei competitori dei Paesi che si erano ben guardati di applicare il protocollo di Kyoto ed i suoi limiti che si sono mostrati oggettivamente irraggiungibili.
Un aspetto della direttiva, come conseguenza della volontà del Piano di ridurre i consumi energetici del 20% entro il 2020, era quello di passare, gradatamente ma rapidamente, all’uso di lampadine a basso consumo, le LBC, che hanno l’innegabile vantaggio di produrre la stessa quantità di luce consumando fino a cinque volte meno corrente e durando (questo è da vedere nella realtà) sino a cinque volte in più della vita media delle vecchie lampadine ad incandescenza.
Primi della classe nell’applicazione della Direttiva, Francia,Austria ed Irlanda che la hanno già inserita nella loro legislazione nazionale. Tutto bene quindi? Si attendono gli altri 24 paesi che stentano, però, ad esercitare il loro diritto al risparmio energetico con altrettanta solerzia.
Nella realtà, anche nei tre primi apripista dopo la corsa in avanti cominciano a nascere dubbi e problemi che rischiano di mostrare come questa scelta, forse, non sia stata proprio la migliore sotto molti punti di vista. C’è anzi chi direttamente indica che il cambio obbligato delle lampadine si sta rivelando una “falsa buona idea”. Vediamo perché.
Le lampadine ad incandescenza, LAI , sono formate da un bulbo leggero di vetro, riempito di gas inerte per evitare che rompendosi divenissero pericolose con l’esplosione in mille pezzi, e di un leggero filamento di tungsteno che arrivava al calor bianco al passaggio della corrente. Da qui la prima critica; nelle LAI il 95% dell’energia elettrica serve a produrre calore mentre solo il 5% dà effettivamente luce: ne deriva bassa efficienza luminosa ma produzione di calore. Per una LBC questi valori si invertono. In inverno però, quando è maggiore la necessità di fare luce, le LAI contribuiscono anche a scaldare l’ambiente mentre è necessario compensare con altra energia la mancanza di riscaldamento prodotto dalle LBC.
Un altro punto importante è che il peso percentuale dell’energia consumata per l’illuminazione è marginale rispetto a quello di altre voci quali gli elettrodomestici o il condizionamento (in Francia è addirittura del solo 10%) per cui non si comprende quale enorme impatto l’uso delle LBC possa produrre effettivamente sui consumi energetici.
I problemi, però, sono altri e più rilevanti tanto che alcuni ecologisti più illuminati e seri all’estero stanno già mettendo il dito sulle piaghe reali che sono generate da questa scelta. In primis il fatto che le LBC contengono del mercurio; e questo con buona pace del fatto che sarebbe (e volontariamente usiamo qui il condizionale) presente non più di 3 milligrammi per lampadina in ossequio ai limiti stabiliti a livello comunitario. Il mercurio è altamente velenoso tanto che lo hanno eliminato da tempo anche dai termometri levando il gusto ai ragazzini di giocarci quando il bulbo si rompeva.
Recentemente un’associazione di medici francesi con 2500 membri, l’ASEF, ha concluso uno studio dal quale emerge che le lampadine a basso consumo sono sì inoffensive... sintanto che non si rompono. Infatti, se si verificasse questo caso, il suggerimento è di aerare la stanza dove si è prodotta la rottura per almeno una quindicina di minuti, di raccogliere i pezzi di vetro e quantaltro fosse fuoriuscito non con l’aspirapolvere ma con paletta e scopettino, indossando dei guanti, di raccogliere i pezzi in un contenitore ermetico e continuare a ventilare la stanza ancora per alcune ore. Catastrofismo o ragionevole precauzione?
Un altro problema che emergerebbe, sempre in Francia vista che il paese è partito lancia in resta sul tema, sarebbe dovuto al fatto che le lampadine produrrebbero dei campi elettromagnetici particolarmente forti a piccola distanza i quali, potenzialmente, potrebbero essere pericolosi per la salute se queste affermazioni corrispondessero a verità. Su questo tema il dibattito tra catastrofisti da una parte e tecnici scettici dall’altra è acceso e solo agli inizi perché le misure necessarie non sono semplici e ancor meno lo è la modalità di standardizzazione delle stesse. Ad oggi la bagarre tra le due fazioni, i catastrofisti e gli scettici ad oltranza, continua senza che si sia arrivati a nulla di concreto: staremo a vedere se mai si otterranno risultati riproducibili e certificati.
Qui è opportuno fare soltanto alcune riflessioni comparando le vecchie lampadine ad incandescenza e le LBC: la composizione complessiva di queste ultime è certamente da tenere sotto controllo perché contiene materiali notoriamente inquinanti e pericolosi tanto che già adesso stanno nascendo opportuni centri di raccolta specifica e di smaltimento. Possiamo, forse, essere sicuri del controllo dei limiti di mercurio per quelle prodotte nei paesi avanzati ma molto meno fiducia andrebbe posta per i prodotti provenienti da altri paesi e che stanno inondando l’Italia soprattutto sulle bancarelle per le strade ed a prezzi pericolosamente stracciati.
Le LBC fanno consumare, a parità di luce prodotta, sino a cinque volte meno di quelle a incandescenza: è vero ma sono anche almeno cinque volte più massicce e pesanti racchiudendo vari materiali. La domanda da porsi, quindi, se veramente si vuole fare un bilancio energetico serio di un prodotto industriale e dei servizi che fornisce, non è soltanto il risultato finale della catena, cioè quanta sia l’energia risparmiata. Bisogna anche chiedersi, come ben sanno gli economisti, quale sia “ l’energia utilizzata” per la creazione di una unità di prodotto, cioè una singola lampadina a basso consumo ma cinque volte più pesante di una semplice ampolla a luminescenza.
Qualcuno presenterà mai dei dati per convincerci in maniera inequivocabile che era veramente necessario, energicamente giustificato ed utile per l’ambiente passare dall’incandescenza al basso consumo? Speriamolo.

loccidentale.it

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