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traduzione a cura di tsmagazine
L’ Italia e la Libertà di stampa.
da The Economist
1 ottobre 2009 | Roma
La prima di tre storie sui mass media e il Governo che stanno deludendo l’Italia.
Il 3 ottobre si attende una manifestazione a Roma ( e in altre città tra cui Trieste ) in difesa della Libertà di Stampa, ciò avviene in Italia, non.in una remota dittatura.
I giornalisti che hanno organizzato la manifestazione, ne hanno buone ragioni .
Per l’ anno 2009 la “Freedom House” ( organismo di controllo apolitico per la libertà di stampa mondiale) ha catalogato la stampa in Italia come “parzialmente libera” al 73esimo posto in classifica mondiale su 195 nazioni ( appena sopra la Bulgaria).
Pertanto in rispetto all’analisi dell’ organismo citato in precedenza, l’ Italia del pres. del Cdm si sta distanziando dall’ Europa occidentale divenendo sempre più simile alle “democrazie” dell’Europa orientale.
La manifestazione di Roma è stata indetta per protesta in seguito alle dichiarazioni del primo ministro italiano contro due testate di centro-sinistra. Il signor Berlusconi chiede un risarcimento danni per € 1 mln da “La Repubblica” che chiede insistentemente la sua risposta alle loro 10 domande sulla sua vita privata. Chiede inoltre €uri 200.000 da “l’ Unità” ( più €uri 200.000 da cinque giornalisti ) per gli articoli pubblicati, tra cui quello in cui viene detto che lui esercita un controllo sui mass media.
L’ Unità nel caso in cui perda la causa potrebbe chiudere.
Il signor Berlusconi sembra “scritta” una scalata alle poche testate “ribelli” ( non allineate al suo governo/pensiero ) rimaste come enclavi nel panorama dei media italiani.
Le sue risposte all’ evidente conflitto tra ruolo istituzionale e suoi interessi televisivi, sono motivo di critica.
Si, lui controlla tre dei sette canali televisivi terrestri italiani ; altri tre quelli Rai ( statale )devono rendere conto al parlamento di cui lui detiene la maggioranza ; inoltre, lui e la sua famiglia possiedono la testata “ Il Giornale” e un settimanale di larga diffusione nazionale.
Comunque alcune delle maggiori testate italiane come “La Repubblica” gli è convintamene ostile, e “ Il Corriere della sera” e “ La Stampa” gli sono talvolta critici.
Rai Tre è condotto dal centrosinistra , Radio Rai non gli è certo favorevole.
I telegiornali serali di Canale 5 hanno trasmesso momenti per lui imbarazzanti.
Da quando l’altro anno il signor Berlusconi è tornato al potere, molto è cambiato.
Enrico Mentana, conduttore televisivo icona a garanzia dell’indipendenza di Canale 5, si è dovuto dimettere in aprile ( il testo originale riporta erroneamente l’anno 2008 nota tsmagazine) e ha detto che è difficile sentirsi come a casa in un gruppo che sembra tanto un comitato politico durante le elezioni..
Giornalisti vicino al signor Berlusconi sono stati messi a guida della Radio Rai e Rai Uno.
Inoltre la Rai ha tolto la copertura legale al suo unico programma di seria investigazione ( immaginiamo si riferiscano a Report di Rai 3 ).
Non contenti del già esistente controllo, il signor Berlusconi e i suoi alleati hanno iniziato un assalto senza precedenti alla Rai, dopo che un programma di analisi di cronaca e attualità ( supponiamo Anno Zero ) ha permesso a una donna di affermare, in diretta, di esser stata pagata per passare una notte con il primo ministro italiano.
A quanto ne sappiamo la Rai deve rendere conto solo al comitato parlamentare; ma il 26 settembre 09 il governo ha chiesto all’ esecutivo Rai un incontro per la seria verifica dell’ imparzialità politica del programma in questione.
Il giorno seguente, “ Il Giornale” e un'altra testata vicini al primo ministro italiano, hanno esortato i lettori a non pagare più il canone televisivo, da cui la Rai attinge.
Era dai tempi di Benito Mussolini che un governo interferiva a tal maniera con i mass media in modo così allarmante.
I giornalisti e gli italiani hanno ragione a protestare.
Commento :
Per definitiva garanzia di imparzialità, forse è ora che venga meno a esistere il finanziamento statale ai giornali, e il tesseramento dei politici all’ ordine dei giornalisti in Italia
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ENGLISH
Italy and the free press
Muzzling the messengers
Oct 1st 2009 | ROME
From The Economist print edition
The first of three stories on the media and governments is on worrisome Italy
ON OCTOBER 3rd a demonstration will be held in Rome to defend media freedom—not in a remote dictatorship, but in Italy itself. Journalists who have called the protest have good reason to worry. In Freedom House’s 2009 survey of media independence, Italy was downgraded to “partly free” and placed 73rd in a list of 195 countries (only just above Bulgaria). In this respect, at least, Silvio Berlusconi’s Italy is distancing itself from western Europe and becoming more like weaker democracies farther east.
The Rome demonstration was called to protest over writs issued by the prime minister against two left-leaning newspapers. Mr Berlusconi is demanding damages of €1m ($1.5m) from La Repubblica for insisting on answers to ten questions about his private life. And he wants €2m from L’Unita (plus €200,000 apiece from five named journalists) for its articles, including one saying he abused his control of the media. L’Unita might close if it loses. Mr Berlusconi’s writs seem to be part of a drive to flush out the few remaining rebel enclaves in the Italian media. His reply to talk of a conflict between his media interests and his political role has long been that he is still subject to plenty of criticism. Yes, he controls three of Italy’s seven main terrestrial television channels; another three, operated by the state-owned RAI, answer to a parliament dominated by his supporters; and he or his family own a leading daily, Il Giornale, plus a weekly news magazine and the country’s biggest publishing house. But of Italy’s main dailies, La Repubblica is firmly hostile, whereas Corriere della Sera and La Stampa are intermittently critical. The third RAI channel is run by the centre-left, and RAI’s radio network often provided unfavourable coverage. Even the evening news bulletin of Mr Berlusconi’s flagship channel, Canale 5, has run stories that embarrass him.
Since Mr Berlusconi returned to power last year, however, much has changed. Enrico Mentana, the news anchor long seen as a guarantor of Canale 5’s independence, walked out in April 2008, saying that he no longer felt “at home in a group that seems like an electoral [campaign] committee”. Journalists close to Mr Berlusconi have been appointed to edit RAI’s radio news and the bulletins of its first channel. And RAI has withdrawn legal support from its only real investigative programme.
Notwithstanding such efforts to appease the government, Mr Berlusconi’s allies have just launched an unprecedented assault on RAI, after one of its current-affairs programmes gave airtime to a woman who claims to have been paid to spend the night with the prime minister. Up to now, RAI has been seen as answerable only to a parliamentary committee. But on September 26th the government demanded that its most senior executives attend a meeting to “verify the impartiality” of the programme. A day later, Il Giornale and another newspaper close to the prime minister appealed to readers to stop paying the licence fees on which RAI depends for almost half its income.
Not since Mussolini’s time has an Italian government’s interference with the media been more blatant or alarming. Journalists, and other Italians, have every reason to protest.
http://www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=14560942
1 commento:
Interesting :D
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