L'Alban Arthuan è una raccolta codificata nei tempi
moderni di antichi aforismi e detti dei Bardi d'Irlanda e Galles. E' un
prontuario tecnico e filosofico per chi si appresta su quello che gli
Antichi chiamavano il Cammino della Chioma di Llyr, ovvero lo studio
delle arti mistiche.
Il codice non ha alcun valore storico, e questo
lo premettiamo a scanso di ogni equivoco, ma le sue pagine sono tanto
evocative ed intense da valer la pena di essere diffuse per la prima
volta al "grande pubblico" ove, fino ad oggi, erano riservate agli
appartenenti ad associazioni druidiche. La sua presentazione è oltremodo
esplicita riguardo le tematiche che verranno affrontate:
" Nelle vite degli infiniti esseri vi sono infinite vie. Così nel
cuore di queste infinite vie risiede il
cuore degli infiniti esseri.
Infinite volte in un giorno gli infiniti esseri scelgono infinite vie.
Alcuni
esseri imparano, lungo il corso di molteplici esistenze, che l'infinito
è Uno e che tutte le vie sono la Via. Costoro, diffondendo il sapere e
la concordia, consolando e astenendosi dal giudizio, scelgono per sè
stessi e per gli altri il più nobile dei sentieri. In questo modo essi
trovando perdono e perdendo trovano; guadagnano la libertà e sovrastano
l'intero universo con la luce dei loro cuori".
LA PRATICA DELLE ARTI
Leggiamo, nel primo paragrafo del primo capitolo, quello dedicato ai "consigli":
"Chi persegue la Via degli Antichi sovente esercita un'arte. Quale
arte conviene esercitare? In verità gli Antichi sostenevano che
"chiunque possieda un'arte è elevato al rango degli Dei".
Infatti chi
esercita la sua arte vive della vita riservata agli Dei, purchè nulla
pretenda dal suo impegno, ma semplicemente, come il granchio appena nato
che si getta per la prima volta nell'oceano, egli incessantemente canti
la maestà del divino. Infatti l'artista è tale poiché è capace di far
risplendere il divino anche nelle brutture del nostro tempo. Questo
spiega perché ogni cosa è un'arte."
IL CORAGGIO
Improvvisamente, il secondo
paragrafo parla del rapporto con la morte, quasi a ricordare all'artista
come nulla sia distinto, come egli non sia diverso dalle altre persone.
Spicca il leitmotiv del tempo come un "eterno, danzante presente".
"Noi siamo soltanto pollini nel vento. L'essenza delle cose è il
mutamento e tutto è mutamento. Chi si aggrappa alle consuetudini è
solamente un pazzo. Il cuore dell'eterno è il non desiderare situazioni
eterne. Non avere timore di nulla e vivi l'inafferrabile tempo presente.
La Regola determina che ogni cosa nasca, viva e muoia e che questa è la
sua eternità. Se ciò non ti aggrada, è meglio per te abbandonare il
sentiero. Non temere alcunché e vivi la magnificenza della vita quanto
della morte, con compassione e coraggio".
L'ATTEGGIAMENTO DI CHI VUOLE IMPARARE
Si
può osservare come il linguaggio dell'Alban Arthuan sia spesso duro ed
assuma un tono che non accetta repliche. In questo si distacca dai pur
numerosi coinvolgimenti con la filosofia greca e con la sua dialettica,
smentendo quasi quel "gusto celtico per la disputa verbale". Questo
modus scribendi è sintomo del fatto che il codice fu pensato e scritto
per allievi che avessero già dato prova di solidità e di determinazione
interiore.
Il settimo paragrafo esorta a non trincerarsi dietro
un'illusione di conoscenza, ma di trarre ogni insegnamento possibile da
tutto ciò che ci circonda.
"Il misurare le cose con il proprio limitato punto di vista è un
comportamento che conduce all'egoismo. Nell'oceano nessuna onda si muove
da sola. Quindi se vuoi essere saggio attingi alla saggezza che ti
circonda e se vuoi che la tua saggezza perduri confrontala continuamente
con gli altri".
L'ESEMPIO DI CHI CI HA PRECEDUTO E LA VITTORIA SULLA SOFFERENZA
Vorrei
ora citare l'ottavo e il nono paragrafo del capitolo primo, l'unico dal
quale presenterò citazioni in questa antologia on line, in quanto i
successivi capitoli sono con ogni evidenza rivolti a coloro che sono
"dentro il giardino" ovvero che hanno già ampiamente vissuto e
sperimentato nella pratica determinati passi del loro cammino.
L'ottavo
paragrafo tratta del rapporto con coloro i quali ci hanno preceduti; un
ottimo espediente psicologico per donare continuità ad una azione che
per sua natura travalica i tempi, e rimarcando il concetto dell'eterno
presente. Sono dei passaggi che hanno sempre evocato in me le
suggestioni del buddismo zen. Ma in fondo non è vero che "molteplici
strade portano alla cima del monte"?
"Migliaia di spiriti eccelsi hanno percorso questa Via prima di noi.
Non gettiamo vergogna su di loro e su noi stessi dimostrandoci indegni
dinanzi al loro esempio, ma riconosciamo la loro opera e ringraziamo la
benedizione della loro esperienza. Essi vegliano continuamente su di te
con benevolenza e ti sono accanto lungo le asperità del sentiero,
sempre. Il ringraziarli più volte durante il giorno e la notte è un
comportamento saggio. Non affidarti troppo, però, al loro intervento.
Ricorda che la tua esperienza personale è più preziosa di qualsiasi
racconto o di qualsiasi sapere. Le cose hanno le loro stagioni e queste
spesso non vengono comprese. Facendo troppo affidamento sulle parole
altrui potresti restare deluso, oltre che agire nel modo sbagliato. Gli
Antichi e i nostri antenati nello spirito sono la nostra memoria e la
nostra carne".
"Se soffri, non incolpare nulla o nessuno. Se proprio vuoi incolpare
qualcuno, prenditela con te stesso a causa della tua incapacità ad
ignorare la sofferenza. Le difficoltà sono una grande benedizione. Esse
sono come le asperità del monte che salvano la vita allo scalatore. Come
potresti raggiungere la cima di un monte liscio come l'olio? Più
asperità incontrerai, più esse ti condurranno in alto nella scalata,
divenendo il tuo appoggio. Piuttosto che perdere tempo ad imprecare
contro l'oscurità, fa' la cosa più saggia: va' ad aprire la finestra".
Concluderò questo piccolo assaggio di saggezza celtica contemporanea
con uno dei "chiodi fissi" dell'insegnamento bardico: il mettere in
pratica. Nessuna conoscenza ha valore se essa non si dimostra
costruttiva tanto per la nostra interiorità quanto nel rapporto con ciò
che ci circonda.
"La via del druido esige che tra la parola e il pensiero, i
sentimenti e le azioni vi sia totale unità. Metti quindi in pratica i
concetti di neutralità, di astensione dal giudizio, disamore per la
ricchezza, sterminio dell'egoismo, ricerca della verità, amore per tutti
gli esseri, con coraggio, perseveranza e fiducia".
Aranel dei Figli del Bosco
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